Tre temi per l’agenda forestale del 2025


Gestione delle risorse forestali e salvaguardia della biodiversità sono al centro dell’agenda globale, ma non possono essere disgiunti da una riflessione su politiche nazionali, europee e internazionali riguardanti le filiere. Ecco il punto di FSC Italia

Giuseppe Bonanno

Il 2025 si è aperto come un anno di forti cambiamenti su scala globale: dal rinvio dell’entrata in vigore del Regolamento per le filiere libere da deforestazione (EUDR), all’elezione per un secondo mandato di Donald Trump, alle guerre commerciali con dazi e barriere incrociate, si è assistito all’accelerazione di dinamiche che portano non pochi interrogativi sul futuro del nostro Pianeta – e delle foreste.

In questo panorama è alquanto difficile fare delle previsioni a lungo termine (anche sul breve termine forse non è così semplice); ciononostante, mi preme indicare alcuni temi top per l’agenda forestale nazionale e mondiale.

Italia: un patrimonio forestale strategico, ma poco valorizzato

L’Italia è uno dei paesi europei con la maggiore superficie forestale: tutti sappiamo che circa il 40% del territorio nazionale è coperto da foreste, una risorsa strategica per la biodiversità, la protezione del suolo, l’immagazzinamento del carbonio e la produzione di legname. Tuttavia, la gestione di queste risorse affronta sfide complesse, che spaziano dalla manutenzione degli ecosistemi forestali all’impulso alle filiere. Il cambiamento climatico sta modificando il profilo ecologico delle foreste italiane, compromettendo le formazioni forestali e le specie che, fin qui, hanno caratterizzato i nostri paesaggi che, di fatti, sono sempre più esposte a patogeni e malattie, che richiedono un monitoraggio costante e politiche preventive. Per non parlare poi dell’aumentando della frequenza di fenomeni come gli incendi e schianti. La scarsità di risorse e la mancanza di politiche forestali integranti e resilienti continuano a rallentare una risposta adeguata a questi fenomeni.

Ancora oggi, molto spesso i nostri boschi sono abbandonati o non hanno piani di gestione attivi; ciò incoraggia, tra gli altri fattori, che il sistema produttivo italiano di settore importi ogni anno circa 3,2 milioni di m3 di legname grezzo, per un valore complessivo di 3 miliardi di euro (fonte: Report Boschi e Foreste nel Next Generation EU).

Su questo punto, proprio a febbraio FSC Italia, assieme a Regione Friuli-Venezia Giulia, Cluster FVG Legno Arredo Casa e Legno Servizi Cluster Forestale FVG, ha presentato la certificazione di oltre 2.800 ettari delle Foreste di Fusine, vicino a Tarvisio. Si tratta di una foresta dall’altissimo valore paesaggistico e di biodiversità, ma anche di un’area con un potenziale produttivo di 1.688 – 2.500 m3 di legname annui, capace di soddisfare almeno in parte le 170 aziende a livello regionale (e quasi 1.500 a livello nazionale) attive nella filiera del legno certificata FSC. Un piccolo ma decisivo passo verso la valorizzazione delle catene di fornitura nazionali.

COP 16 bis: un appuntamento cruciale per la biodiversità

Allargando lo sguardo a una dimensione internazionale, l’Italia farà da cornice a un momento importante: è a febbraio, infatti, che a Roma avrà luogo la COP 16 bis, la seconda parte della Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità ospitata l’anno scorso a Cali (Colombia).
In questo spazio la comunità internazionale e i leader globali hanno l’opportunità di discutere il futuro delle politiche ambientali, in particolare per quanto riguarda la conservazione della biodiversità e il ripristino degli ecosistemi. Se infatti il cambiamento climatico è al centro delle preoccupazioni globali, la conservazione della biodiversità è un obiettivo altrettanto urgente.

L’importanza delle foreste per la biodiversità animale e vegetale è innegabile: le foreste tropicali, ad esempio, ospitano oltre il 50% delle specie animali e vegetali terrestri (fonte: UN Biodiversity).

In Italia, le aree forestali, sono habitat fondamentali per una vasta varietà di specie (almeno 56.000, secondo un report del Ministero dell’Ambiente), molte delle quali sono a rischio.

L’augurio è che la COP bis di Roma sia un’occasione per rinnovare gli impegni internazionali sulla protezione delle foreste e sull’implementazione di strategie di conservazione più efficaci.  Tra le possibili soluzioni, gli incentivi al ripristino ecologico delle aree degradate, la promozione di tecniche di riforestazione e la gestione sostenibile delle risorse forestali esistenti. Non solo: questo evento può essere un’opportunità per rinforzare la cooperazione internazionale, raccogliere finanziamenti e migliorare la trasparenza e il monitoraggio delle politiche forestali.

Uno degli sforzi principali di FSC durante la COP16 di Cali è stato quello di promuovere la certificazione forestale come strumento fondamentale per affrontare le sfide globali legate alla deforestazione e al cambiamento climatico. FSC ha infatti ribadito che una gestione forestale responsabile, che rispetta gli standard ecologici, sociali ed economici, è essenziale per la conservazione della biodiversità e per mitigare gli effetti del riscaldamento globale.

La crescita dei dazi e le guerre commerciali e le ripercussioni sul sistema forestale

Ma, come detto, il 2025 segna anche un momento critico per le filiere globali delle risorse forestali, con un contesto internazionale segnato dalle minacce d’innalzamento dei dazi o pratiche commerciali dal sapore protezionistico unite alla fuoriuscita dagli Accordi internazionali di contrasto ai cambiamenti climatici e a ridimensionamento delle misure sulle normative di protezione ambientale.

Negli ultimi anni, la crescita dei dazi e le guerre commerciali tra le principali potenze economiche ha avuto un impatto significativo sul mercato delle risorse forestali. Le tariffe imposte su prodotti come il legname, la carta e i derivati del legno hanno aumentato i costi per le imprese e per i consumatori, creando una distorsione nelle filiere produttive. Le guerre commerciali, come quelle tra gli Stati Uniti e la Cina, hanno messo a dura prova i mercati globali, alterando le catene di approvvigionamento e le politiche industriali.
Dall’altra parte, alcuni recenti report hanno evidenziato come, in epoca di ban e di chiusura delle frontiere, molti prodotti illegali come il teak proveniente dal Myanmar o il legname russo e bielorusso considerato “legname di guerra” a seguito dell’invasione dell’Ucraina, abbiano continuato a inondare i mercati di mezzo mondo.

Nonostante l’imposizione di sanzioni e restrizioni da parte dell’Unione Europea e di altri Paesi, questi materiali illegali continuano a circolare grazie a canali di commercio paralleli, che alimentano un mercato grigio. Il legname proveniente da queste aree non solo è frutto di attività legate a conflitti armati e violazioni dei diritti umani, ma spesso è anche il risultato di pratiche di sfruttamento ambientale intensivo e illegale, con conseguenze ambientali e sociali dai costi non facilmente calcolabili.

Per un effetto quasi controintuitivo, i dazi sulle importazioni di legno e sui prodotti derivati stanno spingendo molti Paesi a rivedere e rafforzare le proprie legislazioni in materia di risorse naturali, incentivando maggiori e più ampie forme di gestione delle proprie foreste e un’attenzione crescente alla protezione del patrimonio forestale nazionale.

In alcune regioni, soprattutto in Africa, America Latina e Asia, i Governi stanno ad esempio cominciando a legiferare più severamente in materia di concessioni forestali, richiedendo alle imprese che operano nel settore di rispettare standard ecologici e sociali più elevati.

Tecnologia e trasparenza per proteggere le foreste

Accordi e memorandum non possono però funzionare da soli, ed è per questo che la tecnologia, e in particolare l’uso di satelliti e la blockchain, giocherà un ruolo sempre più cruciale nella protezione delle foreste e nella promozione della trasparenza nelle filiere forestali. I satelliti, grazie alla capacità di monitorare in tempo reale vasti territori, sono uno strumento essenziale per il controllo delle attività illegali come la deforestazione o il cambiamento nell’uso del suolo.

Anche la blockchain, che FSC mette a disposizione attraverso il suo programma FSC Trace, sta rivoluzionando la trasparenza delle filiere forestali: attraverso un sistema di registrazione digitale e sicuro, viene garantita l’immutabilità dei dati di scambio delle merci. Così, ogni transazione è tracciata e accessibile a tutte le parti coinvolte, garantendo che il legname provenga da fonti legali e sostenibili e riducendo significativamente il rischio di frodi.